Coppa Italia
2010
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Per la prima volta, nella sua nuova veste di barca da regata, il Pepe si cimenta tra le boe con i grossi calibri della vela nazionale.
Decidendo di partecipare a questa prestigiosa
regata, ci siamo dati principalmente 2 obiettivi: il primo era di non arrivare ultimi,
l'altro era quello di riformare il gruppo
vincente che ha così ben figurato nello scorso
campionato invernale in vista
della partecipazione alla trentesima edizione.
Entrambi colti dunque perchè la posizione del
Pepe è
stata "salvata" grazie alla partecipazione di
qualche barca a vela "normale" e anzi la barchetta
si è presa qualche soddisfazione nei confronti di
alcune barche piuttosto veloci. Anche l'equipaggio
si è comportato molto bene tenendo conto anche delle condizioni
molto difficili in cui si sono svolte le regate e la
ruggine che tutti quanti avevamo addosso, visti i
mesi di forzata inattività della ciurma.
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la regata del primo giorno
la classifica del primo giorno |
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Nel primo giorno di regate, le previsioni
promettevano un vento abbastanza teso e costante con un mare
lungo e fastidioso. Si decide quindi di partire con randa 2 e
genoa 2 pensando di avere comunque una buona potenza. Le
previsioni si rivelano corrette solo per quel che riguarda lo
stato del mare, infatti il vento alla partenza è molto scarso e
decidiamo di cambiare la vela di prua con il più grande Genoa 1.
Arriviamo alla partenza leggermente in ritardo, ma grazie ad un
richiamo generale questa viene annullata.
In attesa della nuova partenza, siamo indecisi se
cambiare randa con quella per vento più debole; purtroppo non ne
abbiamo il tempo e partiamo in quelle condizioni. La partenza è
buona considerando la presenza di numerose portaerei, corazzate
ed incrociatori a vela: assolutamente inarrivabili per il
Pepe.
Nel corso del primo bordo di bolina cerchiamo di mantenerci a
distanza di sicurezza dalle "navi da guerra" di cui parlavo
prima per navigare in vento pulito.
Arrivando in boa, il primo incidente: Mario
il prodiere non regge più al mare lungo ed incomincia a sentirsi
seriamente male, lo aiutiamo a sdraiarsi nella cabina di poppa
da cui ne uscirà solo a regata finita. A questo punto il
tattico, Domenico De Toro, si sposta alla randa e Alberto Forte
il randista diviene, suo malgrado, prodiere. Ci si mette il
timoniere a fare una str.. stupidaggine, decidendo di alzare lo
spi pesante al posto di quello leggero molto più performante e
stabile in qualsiasi situazione. La poppa fa due altre vittime:
Alessandra e Claudio, i 2 tailer, cominciano ad avere problemi
di mal di mare, ma resistono caparbiamente al loro posto. Niente
da segnalare nel secondo giro tra le boe, salvo il fatto che lo
spi è "arma di fine di mondo" con il vento in costante
diminuzione. Comunque non siamo ultimi in tempo reale ed in
tempo compensato risaliamo qualche posizione, non molte
comunque. Il comitato di regata decide per una nuova partenza
mentre il vento cala vistosamente e, a metà della prima bolina,
la regata viene annullata. Il ritorno nel Tevere non è semplice:
il mare lungo ha creato una barra non indifferente, ci
avviciniamo all'imbocco a tutto motore con la sola randa,
un'onda impressionante ci prende alzando la poppa del
Pepe
che, facendo 2 baffi degni di un motoscafo, si infila nel Tevere
con una planata a 10,9 nodi come vedremo dal log al ritorno in
porto. |